LO SMART WORKING E IL GORILLA

 da HR ONLINE

La signora che mi aiuta in casa nelle faccende domestiche ha scelto lo smart working. In pratica adesso tutte le mattine mi telefona e mi dice che cosa devo fare.

A questo proposito, l’ultima Indagine sul lavoro di Confindustria sul lavoro agile ci dice che:

  • Più del 43% delle imprese che hanno partecipato all’indagine ha utilizzato questa modalità di lavoro nel 2022.
  • Se si considera l’intensità di utilizzo, misurata in termini di lavoratori in smart working sul totale dei dipendenti (non dirigenti) nelle imprese che lo hanno impiegato, il lavoro agile ha coinvolto mediamente il 35,9% dei dipendenti.
  • Oltre tre quarti delle imprese che hanno partecipato all’indagine (76,1%) ha rilevato almeno un vantaggio derivante dall’utilizzo del lavoro agile. In particolare, il 44,7% delle imprese rispondenti ha rilevato una migliore attrazione o retention delle risorse umane strategiche, il 42,1% una riduzione dell’assenteismo, quasi il 40% un aumento della produttività dei dipendenti attraverso maggiore responsabilizzazione e orientamento al risultato. Una quota minore di imprese segnala tra i vantaggi il miglioramento dell’efficienza energetica e della sostenibilità dell’azienda (29,7%) e la riduzione dei costi aziendali legati alla gestione degli spazi (24,1%).
  • D’altro canto, il 30% circa delle imprese ha indicato di aver riscontrato almeno una problematica dovuta all’utilizzo del lavoro agile, in particolare in termini di ostacolo alla comunicazione tra il personale (59,1% delle imprese rispondenti) e minor senso di appartenenza da parte di chi usufruisce di tale modalità di lavoro (33,7%).

Vedo che ancora ci sono dibattiti su chi è contro e su chi è a favore. Francamente, mi sembrano dibattiti ormai superati. Il punto è che indietro non si torna. Probabilmente il full remote working è eccessivo, ma il no remote working è altrettanto impraticabile, salvo volersi confondere con quelli del Giurassico.

Nello stesso tempo, non si può lasciare la linea e i capi intermedi a sbrigarsela da soli. Perché non dare loro strumenti adeguati a gestire dei virtual team?! Sono stati formati a questo? La tecnologia è performante e conforme alle necessità? Le ricerche ci dicono che la strada è ancora lunga e gli HR sembrano avere altre priorità. Spero che questo piccolo editoriale possa servire come memo. Una sorta di post it: ricordati di verificare la tecnologia. Organizza il corso di formazione per i capi. Organizza meeting più frequentemente. Segui maggiormente la comunicazione interna. Il Covid (forse) è passato, il lavoro agile invece è ancora tutto da implementare.

Un imbroglione e il suo gorilla di 450 chili convincono uno sprovveduto golfista a scommettere 1.000 dollari che non riuscirà a battere l’animale in una partita di golf. Sicuro di sé, il golfista accetta la scommessa e poi guarda attonito il gorilla che tira un drive da 400 metri: la pallina si ferma a quindici centimetri dalla buca.

L’imbroglione ridacchia e dice: “Te l’avevo detto che questo gorilla sa giocare a golf. Senti, mi sembri una brava persona. Dammi 500 dollari e annulliamo la scommessa”.

Il golfista sollevato accetta l’offerta e acconsente a finire la partita per divertimento.

Mentre si avvicinano al primo fairway, il golfista chiede: “A proposito, com’è il putt del gorilla?”

L’imbroglione risponde: “Esattamente come il drive. Dritto come una freccia, e per 350 metri!”

Come ben sanno i golfisti, non è possibile colpire ogni palla allo stesso modo. Il punto è che, per essere un buon golfista, è necessario essere abbastanza flessibili ed esperti da riuscire a giocare in maniera diversa a seconda della situazione, con strumenti differenti e in modo adeguato al tipo di terreno, alla distanza dalla buca, all’avversario contro cui si sta giocando e a tutte le altre variabili in gioco.

Lo stesso vale anche per chi gioca altre partite, come la gestione delle persone nelle organizzazioni. Sullo smart working è un po’ così. Abbiamo tirato bene i primi colpi. Siamo andati lontano. Adesso dobbiamo cominciare a giocare un po’ più di fino. Solo che molti sembrano aver smesso. Occhio, perché così si perdono le partite!

 

Paolo Iacci, Presidente Eca, Università Statale di Milano

 

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