PREMI DA ANCORARE AI RISULTATI
Il presidente di una grande compagnia chiama in ufficio il suo collaboratore preferito:
“Allora, sei mesi fa sei stato assunto come fattorino, dopo 15 giorni ti abbiamo promosso impiegato, dopo due mesi eri direttore alle vendite, il mese scorso sei diventato vice presidente. Una bella carriera, che ne dici?”
“Sì, è vero”
“Ora è giunto il momento che io mi ritiri e avrei pensato di nominarti Presidente della società… che ne dici?”.
“Accetto”.
“Solo accetto?!… Tutto qui?!”.
“Grazie papà!”
Le carriere, superveloci, così come i superstipendi, è bene che seguano passi ponderati e supportati da risultati verificati. Ne va del bene delle imprese e anche della loro immagine sul mercato.
Cosa possono aver pensato gli azionisti di quella banca oggi su tutte le prime pagine dei giornali perché a rischio fallimento quando hanno letto che il loro ex amministratore delegato ha preso una buonuscita di 4 milioni?!
Sicuramente non vi è stato nulla di irregolare ma questo significa che le regole d’ingaggio contenevano elementi sicuramente discutibili. In Francia ha fatto scalpore che la maggioranza degli azionisti abbia votato contro lo stipendio previsto per l’amministratore delegato della Renault, considerato troppo alto, ma che il CdiA non ne abbia tenuto conto del voto.
Personalmente non mi scandalizzo di alcune notizie sul grande divario che talvolta c’è tra top manager e media degli stipendi aziendali, anche se questi fanno scalpore sui giornali: esiste la legge della domanda e dell’offerta e a questa è giocoforza piegarsi, almeno sul libero mercato.
Purché siano introdotti alcuni vincoli molto chiari: l’aggancio ai risultati effettivamente raggiunti e alla continuità di questi, ad esempio. Perché scandalizzarsi per lo stipendio di Marchionne, il manager più pagato d’Italia, se questi è riuscito a salvare una società agonizzante e portarla ai vertici mondiali del suo settore?
E’ però bene che l’assemblea degli azionisti possa avere voce in capitolo in questo, così come era stato proposto un paio d’anni fa dalla Commissione Europea, ma che poi è rimasto lettera morta.
Non solo: sarebbe opportuno che per le banche e le assicurazioni, e anche per le imprese quotate, siano impedite per il top management buonuscite che prescindano dallo stato delle organizzazioni che stanno lasciando.
E’ una richiesta che possiamo fare alle autorità competenti ma può anche essere un impegno che ci prendiamo come comunità professionale.(www.paoloiacci.it)