DUE PROPOSTE CONCRETE PER IL LAVORO
Un imprenditore, ormai anziano, si reca dal più caro amico nonché suo medico di fiducia, per un controllo di routine.
Dopo aver esaminato i risultati, il medico scuote la testa e dice: “Caro amico, è necessario che tu prenda provvedimenti seri. Devi fare più esercizio, mangiare meglio e ridurre lo stress.”
L’imprenditore sospira e risponde: “Dottore, lo so benissimo, ma c’è un problema.”
“Quale sarebbe?” chiede il medico, incuriosito.
“L’età! Ormai sono bravo solo a fare propositi, non a seguirli!”
Parole pesanti, assai diverse da quelle dei due amici, sono quelle pronunciate al Meeting di Rimini il 21 agosto da parte del Governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta. Ne riporto solo un paio di passaggi relativi al tema delle risorse umane:
“La crescita resta l’obiettivo fondamentale per l’Italia, ma per ottenerla dobbiamo affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti. Dobbiamo concentrarci sulle finalità essenziali: rafforzare la concorrenza, potenziare il capitale umano, accrescere la produttività del lavoro, aumentare l’occupazione di giovani e donne, definire politiche migratorie adeguate… Le proiezioni demografiche indicano che nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenterà il numero degli anziani. Questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici… Per contrastare questi effetti è essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei Paesi, tra cui l’Italia, dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi”.
Inoltre, ha ribadito Panetta, “anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura. L’ingresso di immigrati regolari andrà gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro”.
Per contribuire a rendere concrete queste prospettive, mi permetto di ricordare due proposte semplici e assolutamente non costose, già avanzate nel tempo da tecnici di diversa estrazione politica e culturale senza aver, tuttavia, mai trovato attuazione:
– Per facilitare l’immigrazione regolare sarebbe già un primo passo molto importante ampliare il perimetro di attuazione della Blue card, consentendo l’ingresso stabile e regolare di cittadini extra UE in possesso di regolare contratto di assunzione. Oggi l’impatrio è consentito solo per i laureati e per le persone di elevata specializzazione, purché in possesso di cinque anni di esperienza (tre per i professionisti IT). Perché non consentire alle imprese di assumere regolarmente anche giovanissimi tecnici o operai semplici, purché in possesso di regolare contratto di assunzione?! Daremmo una mano alle imprese che si trovano nella penosa situazione di non trovare personale e allo stesso tempo si potrebbero rimpolpare le esangui casse dell’INPS e dello Stato. Seguendo la linea di Panetta suggerisco questo, senza entrare nel merito della polemica sullo jus soli o jus scholae.
– Si dovrebbe imporre ogni anno per ogni Centro di formazione professionale e per ogni corso pubblico di qualificazione tecnica la redazione degli sbocchi occupazionali effettivi ottenuti dagli ex studenti(un anno dopo il diploma). Questo dato dovrebbe essere rilevato obbligatoriamente in modo sistematico. I corsi non utili dovrebbero essere chiusi. Al loro posto si dovrebbe sviluppare solo la formazione professionale che “garantisce” un lavoro a chi ha frequentato il corso. Dobbiamo
dare un futuro ai nostri ragazzi. Dobbiamo aprire questi corsi anche alle persone meno giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro (ad esempio, la popolazione femminile). In questo modo, inoltre, potremmo anche offrire alle PMI la possibilità di trovare dei partner sul territorio per le loro attività di reskilling, che altrimenti hanno grande difficoltà a realizzare.
Mi rendo conto che vi potrebbero essere mille altre proposte più ricche e articolate. Queste hanno però la caratteristica di essere semplici da implementare e capaci di determinare risparmi senza costi. Per passare dalle parole ai fatti.
Paolo Iacci, Presidente Eca, Università Statale di Milano