CONTRO L’OMOFOBIA NEI LUOGHI DI LAVORO

 da HR ON LINE

È il 1° dicembre 1955 quando Rosa Parks, una sarta afroamericana di 42 anni, rifiuta di cedere il suo posto a una donna bianca su un autobus a Montgomery, Alabama, come era uso durante gli anni della segregazione razziale. L’autista del mezzo chiama subito le forze dell’ordine e Parks viene arrestata con l’accusa di condotta impropria. Dopo solo un giorno la donna viene liberata su cauzione, ma la protesta nel Paese è ormai iniziata. L’associazione Women’s Political Council invita la popolazione nera a boicottare i mezzi pubblici dal 5 dicembre, giorno del processo a Parks. Il boicottaggio dei bus di Montgomery prosegue a oltranza per 381 giorni fino al 26 dicembre 1956, grazie al sostegno dei tassisti neri che abbassano le tariffe al livello dei biglietti dei bus. Senza i ricavi dei biglietti dei neri – i maggiori utenti degli autobus – le casse dell’azienda dei trasporti locale vanno in rosso. Nel frattempo, il caso Parks arriva alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che il 13 dicembre 1956, all’unanimità, dichiara incostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici. Rosa Parks, nel frattempo, è stata licenziata: negli anni diventerà una delle più celebri attiviste a fianco di Martin Luther King. Nel 1999 le verrà riconosciuta la medaglia d’oro del Congresso, il massimo riconoscimento civile americano, per il suo impegno per il progresso del suo Paese.

In Italia un’associazione, Parks – Liberi e Uguali, ha deciso di portare il nome di questa piccola grande donna. Si tratta di un’organizzazione datoriale, senza scopo di lucro – che oggi raccoglie più di 70 aziende – creata per aiutare le imprese associate a comprendere e realizzare al massimo le potenzialità di business legate allo sviluppo di strategie e buone pratiche rispettose della diversità. AIDP ha deciso di aderire a Parks già anni fa, poco dopo la sua nascita. Parks si è data la missione di lavorare avendo un focus preciso e prevalente sull’area del Diversity Management culturalmente più sfidante, ovvero quella legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Parlo di Parks perché questo numero di HR Online esce il 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia: si tratta di una ricorrenza riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite a ricordo del 17 maggio 1990, giorno in cui L’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie.

Secondo stime prudenti dell’OMS, le persone LGBT sono almeno il 5% della popolazione mondiale: questo significa che, secondo le stime Istat, più di un milione dei ventitré milioni di persone che lavorano in Italia è omosessuale, bisessuale o transessuale. Un milione di lavoratori di cui però non sappiamo praticamente nulla. Il fortissimo stigma sociale legato al diverso orientamento sessuale e all’identità di genere costringe ancora la stragrande maggioranza dei lavoratori LGBT a non palesarsi nei luoghi di lavoro. Vivere una vita “nascosta” è una condizione enormemente stressante dal punto di vista emotivo. La paura di essere scoperti e discriminati può avere un impatto significativo sulla qualità delle prestazioni lavorative. Combattere contro questa discriminazione ha quindi un valore non solo etico e sociale, ma anche di carattere economico ed organizzativo.

Lottare contro l’omofobia è lottare contro ogni altro tipo di discriminazione, perché non c’è una diversità più importante delle altre. Alle nostre imprese è richiesto oggi di svolgere anche un ruolo di testimonianza e di cittadinanza attiva, perché discriminare è un vulnus sia per le persone colpite, ma sia anche per ognuno di noi. Lede l’assetto civile, economico, umano e sociale del nostro Paese.

Oggi è importante ricordare quel gesto di resistenza civile messo in campo da una piccola donna indifesa. La storia è profondamente cambiata, anche grazie a quel piccolo gesto mentre stava andando al lavoro in autobus. Andare al lavoro appartiene alla quotidianità. È nel nostro quotidiano, nelle piccole cose di ogni giorno, anche nei luoghi di lavoro, che dobbiamo ricordare i diritti di ognuno. Perché, al di là delle ideologie e dei pregiudizi, un Paese, quando cresce, cresce tutto insieme.

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