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Dopo alcune notizie dell’ultima ora riguardanti la pandemia e la nuova ondata di smart working, vi segnalo alcuni dati tratti dal Work Trend Index 2021 di Microsoft. Il Work Trend Index 2021 presenta i risultati di uno studio che ha coinvolto oltre 30.000 persone in 31 Paesi, Italia inclusa, e dell’analisi di migliaia di miliardi di dati aggregati relativi alla produttività e alle modalità di lavoro raccolti in modo anonimo tramite Microsoft 365 e LinkedIn. Il Rapporto focalizza alcuni trend riguardanti l’evoluzione degli ambienti di lavoro nel corso dell’ultimo anno:

  • Il lavoro flessibile non potrà essere abbandonato. A fine pandemia emergerà un modello di organizzazione ibrido, in parte in presenza ed in parte da remoto.
  • Il tempo trascorso nei meeting, durante la pandemia, è più che raddoppiato a livello globale e nel mese di febbraio 2021 sono state inviate oltre 40 miliardi di e-mail in più rispetto a febbraio 2020. Dove prima, in presenza, bastava un cenno d’intesa, oggi si organizza una riunione o si manda una mail. Tutto è più formale e scadenzato. Sembra un passo in avanti perché tutti sono più puntuali, ma in molti casi è una modalità di lavoro “fredda” e burocratica. Sul piano personale rischia di diventare logorante.
  • Nello stesso tempo, lavorare da casa viene percepito come “più umano”: circa il 40% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi più libero di essere se stesso rispetto a prima della pandemia.
  • Il 73% dei lavoratori ha affermato di desiderare che l’ opportunità di lavorare da remoto prosegua, poiché consente maggiore flessibilità. Questo significa, però, che c’è anche un 27% di lavoratori che preferirebbe terminare questa esperienza e tornare ad una modalità di lavoro assolutamente tradizionale. Si tratta di una percentuale minoritaria, ma non trascurabile.
  • I leader rischiano di perdere il contatto con i dipendenti e hanno bisogno di essere sensibilizzati su questo fronte. Il lavoro da remoto implica un cambio di paradigma nel rapporto capo – collaboratore che a sua volta richiede formazione, fiducia e una diversa organizzazione.
  • Un elevato livello di produttività nasconde una forza lavoro esausta. Il lavoro da casa ha significato in concreto molte più ore di lavoro, molte delle quali di fatto non sono state riconosciute. In questi mesi si è talvolta affermato che con il remote working cresce la produttività. Per affermare questo elemento occorre confrontare quanto viene prodotto a numero di ore costanti. Ma in questo periodo il lavoro da casa ha significato un maggior numero di ore di lavoro. Il diritto alla disconnessione, dichiarato a parole, nella realtà non sempre viene rispettato.
  • I lavoratori della Generazione Z sono in difficoltà e hanno bisogno di nuove energie. I giovani hanno minore esperienza di azienda e quindi più di altri hanno bisogno di vicinanza con le altre persone, di interscambio professionale e di senso di appartenenza, che difficilmente si sviluppano in remote working.
  • Gruppi di lavoro sempre più ristretti mettono a rischio l’innovazione. Questa richiede una socialità che difficilmente il solo lavoro da remoto può garantire.
  • In un mondo del lavoro ibrido, il talento è ovunque. Se è possibile lavorare anche solo da remoto, è chiaro che l’azienda può assumere una persona con una particolare competenza indipendentemente dal suo luogo di residenza.
  • Alcuni degli elementi precedenti possono spiegare i motivi per cui si è rilevato come più del 40% della forza lavoro globale intenda lasciare il proprio datore di lavoro attuale nel corso dell’anno e il 46% preveda di trasferirsi cogliendo l’opportunità di lavorare da remoto.

Come si vede, stanno emergendo da questi lunghi mesi di pandemia e di remote working molti elementi che richiedono un’analisi attenta per rendere effettivamente il nostro lavoro più smart. Non è tutto oro ciò che luccica.

° Le “ultime notizie” sono tratte da www.lercio.it

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