LA DOPPIA MORALE

 da HR ONLINE

 

“Una comunità decide di festeggiare i 25 anni di servizio del proprio rabbino mandandolo in vacanza alle Hawaii, tutto spesato.

Quando entra nella sua stanza, il rabbino trova una splendida donna discinta.

“Sono qui per te! Per tutta la vacanza! ”

Il rabbino è ovviamente turbato e in grande imbarazzo. Chi aveva osato immaginare che lui potesse desiderare una cosa simile?!

La donna gli svela chi aveva pagato i suoi servizi. Lui alza il telefono, chiama la sinagoga e chiede del Presidente della comunità: “Come avete potuto pensare che sono un tipo di persona che può apprezzare questo tipo di “omaggi”? Questo è quello che pensate di me? Vale così poco tutto quello che ho fatto in questi anni?! Come vostro rabbino sono molto offeso e arrabbiato!”

Mentre lui va avanti con la ramanzina al Presidente della comunità, la donna si alza e si veste: non vuole certo disturbare il rabbino più del necessario.

Questi però si volta di scatto verso di lei: “Dove sta andando? Non ce l’ho mica con lei!”(1)

A me qui interessa ricordare il tema della doppia morale, nella società come nelle imprese. Per doppia morale s’intende quell’andazzo, tipico anche del nostro Paese, per cui si applica un metro di giudizio differente a seconda che si parli di sé stesso o degli altri, o a seconda dell’ambito in cui si opera. Per esempio, un assessore che “storna” a sé stesso fondi destinati ad altri e lo ritiene del tutto normale (anche se vietato dalla legge), ma per il topo d’appartamento chiede l’ergastolo. O magari uno che invoca onestà a ogni piè sospinto, ma poi non rilascia una fattura neanche sotto tortura. La scusa ovviamente è sempre che “i problemi sono ben altri, prima bisogna colpire i grandi evasori, poi noi…”

Al contrario, ho letto qualche giorno fa la notizia ANSA che il Ceo di McDonald’s, Steve Easterbrook, ha lasciato l’incarico per una sua relazione, consensuale, con una dipendente del gruppo. Lo hanno reso noto alcuni media Usa. La decisione del colosso degli hamburger di licenziare Easterbrook, 52 anni, è arrivata dopo che un’indagine interna della società ha appurato come da parte del Ceo si sia consumata la violazione di alcune norme del codice etico e di condotta del personale del gruppo. “È stato un errore – ha commentato lo stesso Easterbrook – sono d’accordo con il board dell’azienda sul fatto che è ora di farmi da parte”.

Non voglio entrare nel merito della norma, per cui sia più o meno giusto non prevedere relazioni personali all’interno dell’azienda quando queste possano configurare un conflitto d’interesse. Noto solo come in questo caso non siano state fatte eccezioni.

Sia il dirigente sia l’azienda hanno mostrato di avere una sola parola. Questo è alla base di ogni rapporto fiduciario. La svalorizzazione del valore simbolico dell’adulto è un processo che sta pervadendo tutte le nostre istituzioni. A scuola, allo stadio, in università, dal medico, in famiglia e ora anche nelle imprese si deve registrare una significativa perdita di credibilità dei leader e delle organizzazioni che questi rappresentano. Non a caso, le ultime generazioni entrano con un atteggiamento disincantato e apatico nei riguardi del ruolo adulto che le accoglie. Da questo, il disinvestimento nei confronti del lavoro come elemento di crescita individuale e collettiva. Sottolineo con forza questo elemento perché chi ha un ruolo di responsabilità in un’azienda deve sempre ricordarsi che l’unica moneta spendibile nel mercato interno è la sua faccia, la credibilità con cui si presenta. Il ruolo, la gerarchia, le norme interne al confronto sono bubbole che funzionano solo sul breve periodo. L’impresa vera è fatta di motivazione, competenza, focalizzazione. Non è possibile suscitare nulla di tutto questo con lo strumento della doppia morale.

1) Traggo questo pezzo da “La barzelletta ebraica” di Devorah Baum, Einaudi Editore, un bel libro che spiega i motivi per cui l’umorismo ebraico è così noto in tutto il mondo.

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