LO SMART WORKING INTERNAZIONALE
Fino a pochi anni fa, l’idea di lavorare da un Paese straniero per un’azienda italiana, o viceversa, appariva un’eccezione legata a situazioni particolari a profili di elevata specializzazione. Oggi, invece, lo smart working internazionale è una realtà concreta per quasi una grande impresa su tre. Il mercato del lavoro, soprattutto nelle economie avanzate, è sempre più caratterizzato da un disequilibrio tra la domanda e l’offerta di competenze, e le aziende si trovano costrette a sperimentare modelli organizzativi inediti per attrarre e trattenere professionisti altamente qualificati. La possibilità di lavorare per un’azienda italiana da qualsiasi luogo, e viceversa, riduce le barriere geografiche e amplia la capacità delle imprese di costruire team basati sulla specializzazione piuttosto che sulla prossimità fisica. Una recente ricerca condotta congiuntamente da Eca e dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha analizzato per la prima volta in modo scientifico il fenomeno dello smart working internazionale, basandosi su un campione di 153 grandi aziende, 549 PMI e 1.500 lavoratori.
L’international smart working assume forme differenti, ognuna con implicazioni organizzative e normative specifiche. Si va dall’assunzione di lavoratori residenti in Paesi in cui l’azienda non ha una sede fisica, consentendo loro di operare interamente da remoto, fino alla modalità del virtual assignment, che prevede l’assegnazione di incarichi internazionali senza che il lavoratore si sposti fisicamente. Le ricerche evidenziano una crescita significativa dello smart working internazionale nelle grandi aziende, con un’adozione che ha raggiunto il 30%, mentre nelle PMI la diffusione è più contenuta, attestandosi al 4%. Tuttavia, proprio nelle piccole e medie imprese, questa modalità potrebbe rappresentare un fattore strategico per l’espansione nei mercati esteri, consentendo di esplorare nuove opportunità commerciali senza la necessità immediata di investimenti strutturali in nuovi sedi operative.
Le motivazioni che spingono le imprese a sperimentare e consolidare lo smart working internazionale sono molteplici e vanno ben oltre la sola flessibilità organizzativa. Il 45% delle aziende che adottano questa modalità dichiara di farlo per accedere a profili professionali difficili da trovare sul mercato interno, una percentuale che conferma come la competizione per i talenti sia ormai globale. Il 31% delle imprese utilizza lo smart working internazionale come leva per la fidelizzazione, consapevole che la possibilità di operare da qualsiasi luogo rappresenta un fattore determinante nelle scelte professionali dei lavoratori più qualificati. Al di là della semplice gestione del personale, alcune aziende vedono in questa pratica una strategia per lo sviluppo internazionale: il 17% delle imprese considera il lavoro da remoto all’estero uno strumento per testare nuovi mercati, riducendo il rischio di ingresso e acquisendo competenze locali prima di avviare operazioni fisiche in un determinato Paese. Per le PMI il valore dello smart working internazionale risiede soprattutto nella possibilità di anticipare la fase di espansione senza dover affrontare subito gli oneri burocratici e amministrativi connessi all’apertura di una sede.
I dati a nostra disposizione indicano che lo smart working internazionale appare destinato a consolidarsi come una leva strategica per le imprese che competono su scala globale. Se oggi riguarda una grande azienda su tre, le previsioni indicano che la sua diffusione crescerà ulteriormente nei prossimi anni, spinta dall’evoluzione delle competenze richieste dal mercato del lavoro e dalla sempre maggiore richiesta di flessibilità da parte dei lavoratori.
Le aziende che riusciranno a governare questa transizione in modo efficace potranno beneficiare di un accesso più ampio ai talenti, di un miglior bilanciamento tra esigenze organizzative e aspettative dei lavoratori e, soprattutto, di una maggiore competitività nel lungo periodo. Il modello del lavoro basato sulla prossimità geografica sta lasciando spazio a un’organizzazione del lavoro basata sulla specializzazione e sulla capacità di operare in un contesto globale. Lo smart working internazionale, una volta fenomeno marginale, si sta trasformando in un elemento strutturale della gestione delle risorse umane nelle imprese più avanzate.