IL MIO AMICO IN SEDIA A ROTELLE

 da HR ON LINE

Un motociclista sta percorrendo un tratto di autostrada a folle velocità a bordo della sua potentissima moto da corsa.

A un certo punto, da lontano vede un passerotto che sta venendo contro di lui, proprio in rotta di collisione…

Allora comincia a rallentare, sperando di evitarlo…

anche il passerotto, accortosi del pericolo imminente, fa di tutto per schivare il motociclista…

Ma questi è troppo veloce, e l’impatto avviene…

Il passerotto cade a terra, tramortito e piuttosto malconcio…

allora il motociclista si impietosisce, si ferma e raccoglie il povero passerotto, con l’intenzione di portarlo a casa per curarlo.

Arrivato a casa, dunque, lo mette in una gabbietta, dove sistema per lui anche una ciotolina con l’acqua e un piattino con alcune briciole di pane.

Giunta la sera, il motociclista va a dormire, sperando che il passerotto si riprenda.

Passa la notte, al mattino presto il passerotto, ancora un po’ stordito, apre gli occhi e si guarda intorno… vede le sbarre… la ciotolina con l’acqua… le briciole di pane… ed esclama:

“No!!! Ho ammazzato il motociclista!!!”

A proposito di comportamenti pericolosi, appare estremamente discutibile una decisione Inail di questi giorni. Il lavoratore che rifiuta di vaccinarsi e contrae il Coronavirus è comunque coperto dalla tutela infortunistica da parte dell’Ente pubblico (mentre non diritto alla quota di risarcimento da parte del datore di lavoro).

È questa, in estrema sintesi, la conclusione contenuta in una nota dell’INAIL , datata 1° marzo 2021, inviata alla direzione regionale della Liguria, in risposta alla richiesta di chiarimenti in merito alla mancata adesione, da parte di alcuni operatori sanitari del Policlinico San Martino di Genova, alla campagna di vaccinazione anti- Covid-19. L’operatore ospedaliero no vax, quindi, se mette in pericolo se stesso e le persone che dovrebbe assistere, non solo non viene punito, ma viene anche rimborsato con i nostri soldi.

L’INAIL afferma che “il rifiuto di vaccinarsi, configurandosi come esercizio della libertà di scelta del singolo individuo rispetto ad un trattamento sanitario, ancorché fortemente raccomandato dalle autorità, non può costituire una ulteriore condizione a cui subordinare la tutela assicurativa dell’infortunato”. E ancora “il comportamento colposo del lavoratore, tra cui rientra anche la violazione dell’obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuale, non comporta di per sé, l’esclusione dell’operatività̀ della tutela prevista.”

Se, però, accettiamo questa tesi, accettiamo anche il fatto che si tratti di un comportamento colposo e che quindi va punito. Come? Qui le aziende sono lasciate senza alcuna indicazione. Non c’è l’obbligo per legge, allo stato neanche per il personale sanitario. Tra gli esperti in queste ultime settimane si è acceso un dibattito serrato. La tesi prevalente è che le imprese non possono licenziare, ma devono trovare un posto dove far lavorare il no vax senza mettere in pericolo né l’utenza né i colleghi. E se questo non fosse possibile?

A questa domanda ad oggi non vi è risposta. Le parti sociali sono state chiamate al confronto e dispiace notare una posizione sindacale che tende a proteggere ad ogni costo i pochi lavoratori dissenzienti senza mai porsi il problema dell’utenza. Ma tant’è. Per non scontentare nessuno, una volta di più non si decide.

Ho provato a spiegare questa situazione a un mio amico costretto in sedia a rotelle perché a suo tempo non si decise in fretta di imporre per legge il vaccino contro la polio e lui non venne vaccinato. Non so perché, ma non ci sono riuscito.

 

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