IL DESERTO E IL LABIRINTO

 da RU. RISORSE UMANE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

 

“… nei tempi antichi ci fu un re delle isole di Babilonia che riunì i suoi architetti e i suoi maghi e comandò loro di costruire un labirinto tanto involuto e arduo che gli uomini prudenti non si avventuravano a entrarvi, e chi vi entrava si perdeva.
Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini.
Passando il tempo, venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per burlarsi della semplicità del suo ospite) lo fece penetrare nel labirinto, dove vagò offeso e confuso fino al crepuscolo. Allora implorò il soccorso divino e trovò la porta. Le sue labbra non proferirono alcun lamento, ma disse al re di Babilonia ch’egli in Arabia aveva un labirinto migliore e che, a Dio piacendo, gliel’avrebbe fatto conoscere un giorno.
Poi fece ritorno in Arabia, riunì i suoi capitani e guerrieri e devastò il regno di Babilonia con sì buona fortuna che rase al suolo i suoi castelli, sgominò i suoi uomini e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò su un veloce cammello e lo portò nel deserto. Andarono tre giorni, e gli disse: “Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo! In Babilonia mi volesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l’Onnipotente ha voluto ch’io ti mostrassi il mio dove non ci sono scale da salire, né porte da forzare, né faticosi corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo.” Poi gli sciolse i legami e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove quegli morì di fame e di sete.”
Ogni volta che sento parlare di organizzazioni complesse e di macchina pubblica mi viene in mente questo racconto tratto da “L’Aleph” di Jorge Luis Borges.  Come ci ha recentemente ricordato Sabino Cassese sul Corriere della sera, grazie ad una serie di provvedimenti legislativi, si sta per dare il via a un’ondata di assunzioni nel pubblico impiego.

In particolare, la Legge di Bilancio 2019 consente il rimpiazzo di tutti i dipendenti in uscita a parità di spesa. Questo significherà in realtà un aumento del numero degli impiegati perché usciranno persone ad alta anzianità e saranno sostituiti da giovani colleghi a costo unitario più basso. Questo determinerà negli anni un incremento della spesa corrente. Ma questo è sicuramente il minore di problemi.

Il punto nodale è che le assunzioni verranno fatte a prescindere dalle reali necessità di incremento organici. Se si prevede, infatti, un rimpiazzo “lineare”, in relazione alle uscite e non in accordo con un’analisi dei carichi di lavoro e delle reali necessità di organizzazione dei servizi, avremo con grande probabilità una volta di più uffici a scarsa produttività ed altri a ranghi incompleti rispetto le necessità. Sarebbe necessario, prima di procedere ad assunzioni “lineari”, verificare volta per volta le reali necessità e le possibilità di riorganizzazione ed efficientamento. Sorgono allora spontanee alcune domande: “Si vuole assumere a meri fini clientelari oppure per migliorare i servizi della macchina pubblica? A fronte di un incremento certo della spesa corrente, che attenzione viene data alla qualità dei servizi erogati?”

Attualmente i dipendenti pubblici sono intorno ai 2milioni e 200mila. Le necessità di rimpiazzo sono calcolate attorno all’8%. Senza però una puntuale analisi organizzativa questa percentuale perde senso. Non solo: le assunzioni procederanno con il cosiddetto scorrimento delle graduatorie, vale a dire sistemando in ruolo coloro che, pur non avendo vinto i concorsi precedenti, erano comunque stati dichiarati idonei. Verranno quindi privilegiate logiche puramente burocratiche rispetto all’analisi delle professionalità effettivamente necessarie. Non sempre, quindi, le assunzioni sono ispirate dalla logica dell’efficacia nell’offerta dei servizi.

L’ultima chicca in tal senso sono i cosiddetti “navigator” previsti nell’ambito del reddito di cittadinanza. Verranno assunti con contratto a termine. Qui potrebbe sorgere la prima domanda: se accettano un contratto non a tempo indeterminato, non particolarmente ben pagato, vuol dire che non avevano trovato di meglio? La domanda è importante perché il loro compito sarà quello di offrire consulenza agli attuali dipendenti dei Centri per l’impiego. Questi ultimi, a loro volta, dovranno assistere coloro che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza nel cercarsi un nuovo posto di lavoro. Peccato che non si siano mai occupati di politiche attive del lavoro! C’è inoltre da notare come il reddito di cittadinanza consenta, senza lavorare, di prendersi uno stipendio che in molti casi non è dissimile da quello che si potrebbe ottenere lavorando. Inoltre, molti potrebbero essere tentati di assommare il reddito di cittadinanza al lavoro in nero.

Insomma, dei precari assisteranno degli impreparati, i quali dovranno aiutare nella ricerca di un posto di lavoro altre persone, molte delle quali ne farebbero volentieri a meno.

Vien da pensare per quale motivo scomodare Borges quando la realtà supera anche la più fervida immaginazione…

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