UNICREDIT LASCIA FACEBOOK. BUSINESS IS BUSINESS

 da BLOG di PAOLO IACCI

Unicredit lascia Facebook e Instagram. Questa la motivazione addotta dall’ istituto di credito sulla propria pagina di Facebook: “Valorizzare i canali digitali proprietari per garantire un dialogo riservato e di alta qualità. In linea con questo impegno, UniCredit annuncia che a partire dal 1° giugno non sarà più su Facebook, Messenger e Instagram”. Alcuni mesi fa l’istituto aveva preso già le distanze da Facebook dopo lo scandalo Cambridge Analytica. “Prendiamo le questioni di business ed etica molto seriamente – aveva dichiarato allora l’AD Mustier – e abbiamo interrotto ogni interazione con Facebook perché non riteniamo che Facebook si stia comportando in modo appropriato ed etico”.

Unicredit allora decise di bloccare gli investimenti pubblicitari su questa piattaforma. Ora, dopo poco più di un anno, rinunciano definitivamente alla pagina e al profilo Instagram in tutti i Paesi in cui operano. Al momento non si hanno notizie di un disimpegno su Twitter e Linkedin.

Dietro probabilmente non solo le perplessità su un presunto comportamento non etico ma probabilmente anche la volontà di non fornire dati sensibili a un probabile futuro concorrente assai temibile. È infatti noto l’interesse del social network per un impegno diretto nel settore assicurativo e poi, probabilmente anche in quello creditizio. L’accresciuta capacità di gestione dei big data porta inevitabilmente al pieno utilizzo delle informazioni nei settori a più alta marginalità. Non quindi unicamente una scelta di comunicazione ma una preoccupazione di business assai più significativa.

Per chi crede ancora nel potere salvifico della rete un triste risveglio. I colossi social offrono un servizio nuovo, con una storia recente, e forse per questo sono così di moda, ma non per questo sono meno “aziende” delle altre. E come ogni azienda persegue degli interessi di business che vanno guardati per ciò che sono, senza alcun intento di colpevolizzazione ma anche senza alcuna retorica “new age”.

Business is business, no more no less.

 

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