Il turco di Von Kempelen e l’intelligenza artificiale

 da HCM Online - HUMAN CAPITAL MANAGEMENT

Il cosiddetto “Turco di von Kempelen” era un automa creato nel 1769 da Wolfgang von Kempelen per Maria Teresa d’Austria. “Il Turco” era una macchina che aveva l’aspetto e il vestiario di un uomo mediorientale (turbante compreso), collegato a un grosso scatolone “pieno” di ingranaggi. Alcuni sportelli consentivano di vedere l’interno della macchina prima di far cominciare una partita a scacchi, organizzata per mostrare le capacità dell’automa. In realtà gli ingranaggi prendevano solo una parte dello spazio interno reale, lasciando il posto per una persona di bassa statura. Gli sportelli dimostrativi venivano aperti uno alla volta, dando modo alla persona all’interno di spostarsi per non farsi vedere. L’operatore vedeva, tramite dei magneti, quali fossero le mosse effettuate sulla scacchiera sopra di lui, le riportava su una più piccola, studiava la contromossa e poi comandava le braccia del manichino affinché spostassero le pedine. Per poter vedere, al chiuso, l’operatore aveva una candela, il cui fumo usciva dal turbante della macchina: per non fare notare la cosa, il presentatore accendeva due candelabri con la scusa di illuminare la scacchiera.

Due secoli dopo, il 10 febbraio 1996 il campione del mondo di scacchi Garry Kasparov iniziò un match contro Deep Blue, un computer della IBM creato esclusivamente per giocare a scacchi. La partita inaugurale si concluse con una vittoria della macchina: per la prima volta un campione del mondo veniva sconfitto in una sfida con tempi regolari da torneo. Nel resto dell’incontro, però, il grande scacchista russo riuscì ancora a prevalere.

Ma l’anno successivo, IBM chiese e ottenne una rivincita con una versione potenziata di Deep Blue (chiamata non a caso Deeper Blue). E Kasparov perse. IBM poi rifiutò qualsiasi proposta di “bella” con lo scacchista russo, e ritirò Deeper Blue facendolo entrare direttamente nel mito. All’epoca si parlò di una sconfitta dell’umanità contro l’inesorabile avanzata delle macchine. Anche il campione partecipò a questa narrativa, definendosi un campione colpevole di aver deluso l’intera razza umana.

Il risultato finale di un programma di scacchi – una partita vinta e ben giocata – può essere considerato un gioiello di intelligenza. E tuttavia, il metodo con cui il programma ci è arrivato non è altro che una lunghissima elaborazione di dati. Potente e veloce finché si vuole, persino impressionante per quantità di variabili analizzate e selezionate, ma non più intelligente di un tostapane.

Questi sono solo alcuni dei punti di discussione quando si parla di Intelligenza Artificiale, il ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di abilità tipicamente umane, come l’interazione con l’ambiente, l’apprendimento e l’adattamento, il ragionamento e la pianificazione. Sistemi quindi in grado di perseguire autonomamente una finalità definita prendendo delle decisioni che, fino a quel momento, erano solitamente affidate agli esseri umani.

Una recente ricerca del Politecnico di Milano mostra come nella grandissima maggioranza dei casi i progetti di Intelligenza Artificiale avviati dalle grandi imprese puntano prevalentemente su Virtual Assistant o Chatbot e soluzioni di Intelligent Data Processing, mentre sono ancora quasi del tutto assenti le applicazioni a sostegno dei processi interni delle aziende.

Per Intelligent Data Processing si intendono soluzioni che utilizzano algoritmi di Artificial Intelligence per estrarre informazioni e avviare azioni basate sulle informazioni estratte, e i Virtual Assistant o Chatbot sono software in grado di interagire con un interlocutore umano per eseguire un’azione o offrire un servizio. Il Politecnico rileva come i più utilizzati nell’ambito servizi siano quelli per l’assistenza al cliente dopo la vendita, seguiti da quelli che offrono al cliente servizi che non riguardano direttamente l’ambito in cui opera l’azienda e gli assistenti virtuali della tipologia Corporate Knowledge, che hanno il compito di rispondere a domande poste dal personale o da figure esterne sull’organizzazione aziendale.

Nella funzione Marketing i Virtual Assistant vengono impiegati come shop assistant, guida all’acquisto, per azioni di brand reputation e supporto alle vendite. Alla categoria prodotto appartengono quei Chatbot inseriti all’interno di un prodotto per consentirgli di interagire con l’utente.

Nell’HR Management il campo di applicazione per eccellenza è il recruiting per l’enorme massa di dati a disposizione in rete e per la necessità di processarli al fine di acquisire tutte le informazioni relative ai candidati, alla loro individuazione e all’analisi degli stessi. Per molti decenni il mondo della selezione è stato quello più maturo e meno toccato dall’innovazione. Con lo sviluppo della tecnologia e le applicazioni di data processing è invece oggi quello con un maggior fermento interno, sicuramente il più foriero di novità nel prossimo futuro. Questo vuol dire che assisteremo alla morte dei tradizionali “cacciatori di teste”?! Personalmente non lo credo, ma penso che muteranno profondamente i modi di acquisizione dei candidati, soprattutto di livello medio e basso e le modalità di un loro primo screening. Questo amplierà di molto il campo d’azione dei recruiter e le loro possibilità di individuare i migliori candidati possibili.

Il “Turco di von Kempelen” fu a lungo studiato anche da Edgar Allan Poe perché ne voleva fare il protagonista di un suo giallo. Chissà cosa si potrebbe inventare oggi quel genio della letteratura sul rapporto tra un candidato e il suo selezionatore…

 

Seguimi su www.paoloiacci.it

 

Tags: , , ,