A SCUOLA DI PASSIONE PER SUPERARE I LIMITI DEL CAPITALISMO ITALIANO

 da Blog di Paolo Iacci

Luciano Benetton dopo dieci anni torna in campo. A 82 anni “per forza o per amore” decide il grande ritorno perché “è un dolore troppo grande” vedere la sua “fabbrica di colori” in profondo rosso. Pensa a una nuova collaborazione con Oliviero Toscani – “torneremo a colorare il mondo” – e conviene di non essere riuscito a creare un vero asse ereditario in grado di raccogliere il testimone: “tra le nuove generazioni un altro Luciano non c’è”. È il senso della forza di un capitalismo familiare che non vuole assistere al tramonto senza reagire ma è anche l’ultimo esempio di un enorme limite del modello imprenditoriale italiano. Il nostro Paese ha il record mondiale di numero di aziende per abitante, a dimostrazione di una incredibile propensione all’imprenditoria individuale, ma anche il più alto tasso di fallimento delle stesse imprese all’arrivo della seconda generazione. Due record che insieme dimostrano l’italica incapacità di trasmettere alle generazioni successive le stessa abilità della prima generazione.

Il nostro tessuto imprenditoriale, fatto da troppe piccole imprese che non riescono a fare massa, non ha generato in questi ultimi trent’anni una cultura manageriale autoctona. L’elite manageriale del Paese è debole ed esigua. Mancano scuole di formazione manageriale. Quelle esistenti, salvo qualche rara eccezione, hanno un profilo basso e vivono una vita di stenti. Pochissimi sono i manager che studiano e che poi salgono in cattedra e passano ai più giovani la loro esperienza. L’università nella maggioranza dei casi non li accoglie e le esperienze confindustriali in questo senso non si sono dimostrate all’altezza.

La classe dirigente di questo Paese deve interrogarsi sul futuro e sulle energie che vuole mettere in campo per fare passi concreti in avanti. Dobbiamo dare nuova linfa alle business school, investire in formazione, affiancare i giovani e trasmettere loro la passione per il lavoro come forma prima di socialità adulta e di realizzazione di sé. Può divenire un compito entusiasmante. Credo sarebbe un vero peccato il rinunciarvi.

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