Boundaryless career all’italiana

 da Harvard Business Review

Secondo molti autori stiamo passando da una società del lavoro a una società dei lavori, sempre più brevi e mutevoli, in cui l’aspettativa rassicurante di vedersi per tutta la vita allo stesso posto non sarà più sostenibile.  Le carriere lineari hanno progressivamente e ineluttabilmente lasciato il posto a percorsi di carriera proteiformi, caratterizzati anche da transazioni che fino a pochi anni fa sarebbero apparse poco spiegabili. Rotazioni orizzontali, brevi passaggi in posizioni di minor responsabilità ma che consentono l’aggiungersi di un’esperienza differente, un più facile passaggio tra l’azienda e la consulenza (e viceversa), sono tutte tappe di carriera che oggi avvengono normalmente ma che fino a un decennio fa sarebbero state difficili da trovare in un “buon” curriculum vitae. La crisi con il suo portato di maggiore aleatorietà del lavoro ha inoltre indotto una profonda modificazione del contratto psicologico tra datore di lavoro e lavoratore.  Si è passati da un contratto psicologico di tipo relazionale, fondato sulla fiducia e sulla fedeltà reciproca, a un contratto di tipo transazionale, basato su uno scambio più strumentale e per un periodo più limitato. Questa variazione ha avuto delle implicazioni nei processi di costruzione dell’identità professionale del soggetto, che s’identifica sempre meno con l’impresa di appartenenza e sempre più con il suo “mestiere”.                   

In questo humus culturale si sta sviluppando anche nel nostro Paese il filone di studio noto come
“ carriere senza confini” (Boundaryless Career). Questo si sta concentrando sulle opportunità offerte dai mutamenti di assetto delle organizzazioni odierne che si sono de-verticalizzate e dove i percorsi professionali divengono sempre più una sequenza di semplici occasioni professionali non necessariamente legate da un filo logico di facile predeterminazione.

Tutto ciò assume però nel mercato italiano i contorni di una declinazione particolare, principalmente per due motivi. Il primo: il nostro mercato del lavoro è notoriamente spaccato in due. Da un lato abbiamo i super garantiti (mondo pubblico, monopoli) e d’altro lato i giovani (o anziani) precari senza garanzie né coperture assicurative e pensionistiche. Avviene così che in molti ambienti pubblici, para- pubblici, o dove la competizione è più protetta, le carriere si sviluppano ancora secondo logiche retrive: cordate e consorterie continuano a farla da padrone.
Per l’ennesima volta, a Giugno 2015 la Corte dei conti in un’audizione alla Camera sulla Riforma della PA denuncia “…le modalità per la selezione dei soggetti ai quali conferire incarichi dirigenziali, che non tengono in adeguata considerazione le competenze specifiche dei potenziali interessati”. Così nel pubblico le carriere basate sul merito sono ancora in parte di là da venire. Dall’altro lato abbiamo i precari che rimangono ai margini del mercato del lavoro, nonostante i primi effetti positivi del Jobs Act. Il Rapporto 2015 di Almalaurea, che ha coinvolto quasi 490 mila laureati di 65 università italiane, ci mostra il persistere di un mercato stagnante, senza mobilità sociale interna. Chi entra a un livello basso, nella grande maggioranza dei casi, lì rimarrà a vita, anche se laureato. Le carriere per i più giovani si stanno in parte bloccando.

Secondo motivo che determina la peculiarità del caso italiano: nelle imprese, in questi anni di crisi, i responsabili e dirigenti sono stati decimati. La classe dirigente superstite ha paura e cerca di rifuggire da ogni tipo di scelta: la preoccupazione dominante non è nel fare la scelta giusta ma solo quella più facilmente difendibile. Così, come nota l’ultima indagine ODM, le retribuzioni crescono nel 2015 più dell’inflazione, soprattutto ai livelli più alti e più bassi della scala gerarchica, ma il numero di promozioni globalmente diminuisce rispetto il periodo pre-crisi. Il numero dei dirigenti è in forte contrazione e le loro funzioni sono state per lo più occupate dai loro ex – collaboratori, che hanno però mantenuto la qualifica di quadri. Così le carriere si stanno bloccando anche nel privato. Boundaryless career all’italiana.

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